formally different, studio n.1

(per persone amiche)

Dalla volontà di Irene Adorni, Idizerotre ha realizzato un elemento scultoreo in ferro che prende parte in un installazione tra ambiente, performance e suono.

formally different, studio n.1 (per persone amiche) è il primo studio del nuovo lavoro di Irene Adorni, in collaborazione con Gerarda Avallone, Laura Cossignani e Riccardo De Simone.
Unendo installazione, suono e performance, il lavoro esplora la materia come campo di relazioni orizzontali e mette in gioco corpi, oggetti e suoni in un assemblaggio in continua trasformazione, dove interno ed esterno si contaminano e agiscono gli uni sugli altri.

Muovendosi tra dimensione intima e ambientale, la ricerca prende forma attraverso gesti, vibrazioni, strutture materiali e qualità sonore, attivando scambi tra elementi umani e non umani.
Tra le radici del bosco, le stratificazioni della memoria e le potenze vitali della materia, si dischiude un paesaggio affettivo fatto di corpi che si cercano, si compongono e si deformano, attraversati da forze e risonanze che eccedono la loro forma.

Il lavoro si muove nel solco del new materialism, intrecciando l’ontologia relazionale di Karen Barad, l’incorporeo di Elizabeth Grosz e la vitalità dei materiali di Jane Bennett, per interrogare i modi in cui la materia sente, agisce, resiste e diviene altro.


Irene Adorni è un’artista e curatrice la cui pratica esplora la relazione tra i corpi nello spazio e le condizioni incorporee della corporeità. Il suo lavoro, radicato in una ricerca filosofica vicina al pensiero di Elizabeth Grosz, Brian Massumi e Karen Barad, indaga il superamento del dualismo corpo-pensiero e le possibilità di trasformazione nell’incontro tra i corpi. Attraverso installazioni immersive che combinano suono, linguaggio e immagini, Adorni mette al centro il movimento e l’interazione del pubblico come elementi costitutivi dell’opera.

Per Adorni, non esiste una distinzione netta tra la ricerca artistica e quella curatoriale: sono due facce della stessa medaglia, entrambe orientate a decostruire le separazioni imposte dal pensiero occidentale. Convinta che i dualismi, le distinzioni logiche e le barriere tecniche siano tra i principali ostacoli epistemologici del contemporaneo, porta avanti una pratica che attraversa i linguaggi e i contesti senza gerarchie, sperimentando formati espositivi, performativi e installativi in cui teoria ed esperienza sensibile si intrecciano.

Dal 2020 sviluppa questa ricerca attraverso Parsec, artist-run space fondato a Bologna, dove esplora il potenziale trasformativo del fare arte in una dimensione collettiva. Qui costruisce dispositivi che attivano corpi, immagini e pensiero in forme non lineari, in costante dialogo con il contesto in cui si situano.